MECCANICHE DELLA MERAVIGLIA IV
      Circuitazione mostre d?arte 
      contemporanea 2006
a cura dell?Ufficio Beni Culturali della Provincia 
      di Brescia
       
      INAUGURAZIONI 
      DOMENICA 1 OTTOBRE 2006
      Lonato ? ore 
      11,30
Montichiari ? ore 13,00
Calcinato ? ore 15,30
       
      Ad ogni 
      inaugurazione la ?Strada dei Vini e Sapori del Garda? offrirà ai 
      partecipanti assaggi di cibi e vini tipici.
      
I 
      luoghi
      Lonato Pieve di San Zeno
Montichiari Castello Bonoris
Calcinato 
      Ex Chiesa dei Disciplini Auditorium Don Bertini
      
Gli artisti
      Eduard HABICHER a cura di Walter Guadagnini
Elmar TRENKWALDER a 
      cura di Peter Weiermair
Nanni VALENTINI a cura di Piergiovanni 
      Castagnoli
       
      La quarta edizione della mostra ?Meccaniche della 
      meraviglia?, che si terrà da domenica 1 ottobre a sabato 4 novembre 2006 
      presso tre Comuni dell?entroterra gardesano, ospita quest?anno tre artisti 
      di fama internazionale: Eduard Habicher, Elmar Trenkwalder e Nanni 
      Valentini.
       
      Questo è ormai il settimo anno che la Provincia di 
      Brescia propone mostre d?arte contemporanea, allestite in spazi 
      architettonici di particolare pregio, quali castelli, palazzi, chiese e 
      siti di archeologia industriale, organizzate e concepite come un percorso 
      itinerante, con lo scopo di far conoscere e valorizzare alcuni luoghi 
      emblematici della storia bresciana, come Torre Avogadro a Lumezzane, il 
      Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera o Villa Zanardelli a Toscolano 
      Maderno, o quegli spazi che hanno segnato lo sviluppo economico e la 
      storia sociale delle sue valli, basti pensare ai musei del ferro e del 
      lavoro in Valtrompia, alle ex-aree industriali della Falck di Vobarno o 
      del cotonificio De Angeli Frua di Roè Vociano, per citarne solo 
      alcuni.
       
      La quarta edizione di ?Meccaniche della meraviglia? si 
      presenta come logica continuazione delle precedenti, offrendo la scena a 
      tre importanti esponenti dell?arte italiana ed europea, ponendo l?accento 
      sulle diversità che permeano le loro ricerche artistiche e offrendo gli 
      spunti per un dialettico confronto tra le loro poetiche.
       
      Anche quest?anno la scelta delle sedi espositive è 
      stata dettata dalla volontà di favorire il rapportarsi dell?opera d?arte 
      con lo spazio architettonico che la circonda, per questo motivo per le 
      inquietanti sculture e le visionarie architetture di Elmar Trenkwalder è 
      stata scelta la cornice neo-gotica del Castello Bonoris a Montichiari, 
      mentre le sculture di Eduard Habicher saranno ospitate nella 
      tardo-medievale Pieve di San Zeno a Lonato. Infine, le materiche 
      terrecotte di Nanni Valentini (unico artista non più vivente presente in 
      mostra) troveranno collocazione nell?Auditorium Don Bertini di Calcinato, 
      ex chiesa dei disciplini recentemente ristrutturata.
       
      A guidare i visitatori lungo il percorso espositivo 
      saranno tre fra i più importanti critici contemporanei: Piergiovanni 
      Castagnoli, Direttore del Museo d?Arte Contemporanea di Torino, Walter 
      Guadagnini, già Direttore della Galleria Civica di Modena, e Peter 
      Weiermair, già Direttore della Galleria d?Arte Moderna di Bologna, del 
      Kunstverein di Francoforte e del Museo Rupertinim di 
      Salisburgo.
 
      Orari di apertura al pubblico
      Dal 1 ottobre al 4 novembre 2006
Dal martedì al venerdì dalle 15 
      alle 19
Sabato e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
      Lunedì chiuso
       
      Ingresso gratuito, tranne Castello Bonoris
      Visite guidate su prenotazione per gruppi ed istituti scolastici al 
      mattino
      Per Informazioni:
      
       
      SCHEDE DEGLI ARTISTI
       
      Eduard HABICHER, a cura di Walter 
      Guadagnini 
Pieve di San Zeno ? Comune di Lonato
      Nasce nel 1956 a Malles in Val Venosta. Diplomato all?Accademia di 
      Belle arti di Firenze, vive e lavora a Merano. Le sue opere sono presenti 
      in collezioni pubbliche e private in Italia e all?estero. Ha allestito 
      mostre personali presso gallerie quali la ?Spatia? di Bolzano, la 
      ?Mazzocchi? di Parma, la ?G7? di Bologna, la ?Martano? di Torino, la 
      ?Belvedere? di Milano, etc., ed ha partecipato tra i migliori scultori 
      internazionali a esposizioni collettive in vari musei d?Europa e del 
      Sudamerica.
      I suoi lavori sono progettati appositamente per i luoghi destinati ad 
      accoglierli, siano essi paesaggi o spazi chiusi: si tratta di opere 
      ?fenomenali? che tendono a rapportarsi con l?ambiente che le circonda 
      creando sorprendenti e stimolanti situazioni visive e dinamiche.
      Alcune sue opere si fondano su concetti di tempo e spazio dilatati e 
      fluidi, la percezione spaziale generata dall?installazione prosegue 
      all?interno della mente dello spettatore, mettendo in crisi l?idea 
      tradizionale di spazio tridimensionale e bidimensionale.
      Il lavoro di Habicher si fonda su contrasti elementari, sia dal punto 
      di vista dei materiali impiegati (lucenti lamine d?acciaio dialogano con 
      marmo, pietra e tronchi d?albero), sia per quanto riguarda il piano 
      concettuale con una contrapposizione (che non significa scontro, ma 
      incontro dialettico) di natura e tecnica, astratto e concreto, realtà e 
      illusione, leggerezza e forza.
      Le sculture, generalmente di grandi dimensioni, sembrano sfidare 
      apertamente le leggi della fisica, fino a trasformarsi in segni lasciati 
      nell?aria, in gesti cristallizzati. Le essenze tipiche delle sue strutture 
      sono sassi sospesi o fermati nella caduta da elementi apparentemente 
      inabili a sostenerli (un segmento d?acciaio, un puntello, un?escrescenza 
      casuale), vetri o cristalli librati nell?aria e salvati da esili braccia 
      avvolgenti, tratti metallici abbarbicati attraverso minimi sostegni a 
      pareti perpendicolari, brecce o fenditure aperte nella materia, ali legate 
      a pietre, le quali elidono col loro slancio il peso che trascina le pietre 
      al centro della terra.   
      Lo spazio diviso in maniera rigorosa e lineare, l?utilizzo di nitide 
      geometrie non precludono un linguaggio altamente e profondamente poetico, 
      in grado di instaurare un rapporto simbiotico tra opera d?arte e 
      osservatore, al quale viene data possibilità di abitare l?oggetto 
      spaziale, concepito spesso come un passaggio, un attraversamento, un 
      andare oltre, un?estensione.
      
Elmar TRENKWALDER, a cura di Peter Weiermair 
      
Castello Bonoris ? Comune di Montichiari
      Nasce nel 1959 a Weißenbach-am-Lech in Austria, nel Tirolo 
      nord-occidentale, nel 1982 si diploma all?Accademia di Belle Arti di 
      Vienna con Max Weiler e Arnulf Rainer. Vive e lavora fra Innsbruck e 
      Colonia.
      È scultore, pittore e disegnatore, ha tenuto diverse 
      mostre personali in gallerie austriache, tedesche e francesi ed ha 
      partecipato a mostre collettive in alcuni dei più importanti musei al 
      mondo, tra cui il Louvre, e ad esposizioni di carattere internazionale, 
      come la Biennale di Venezia e quella di Lione.
      Le opere di Trenkwalder si situano ai confini fra il mondo reale e 
      quello onirico; frutto di un?attività immaginativa sorprendente, che 
      giunge a richiamare delle allucinazioni, esse combinano motivi provenienti 
      da differenti culture e numerosi riferimenti storici, che spaziano dal 
      manierismo al surrealismo, dal  tardo-barocco a forme d?arte 
      pre-cristiana.
      Lungi dal trattarsi di colte citazioni, questi riferimenti 
      costituiscono un sostrato al quale l?artista attinge in maniera 
      irrazionale, citazioni e reminescenze fra le più disparate interagiscono e 
      si mescolano come in un sogno.
      Il lavoro di Trenkwalder è permeato di simbiosi tra forme trovate in 
      natura e altre di origine architettonica. Queste sono tuttavia 
      rappresentazioni di un mondo interiore, forme spaziali che discendono 
      direttamente dall?esperienza corporea e sensoriale dell?artista. 
      La metamorfosi, tema centrale e leit-motif nell?opera dell?artista 
      austriaco, assume solitamente due forme basilari: quella di una persona 
      che incarna le qualità di un edificio o di un oggetto (o viceversa), 
      oppure quella di una coesistenza di entrambi i generi in un medesimo 
      organismo. Il simbolismo sessuale diviene espressione di una cosmica 
      ?discordia concors? e vissuto in termini di contrasto e 
      complementarità.
      I temi misticamente perversi e il carattere ossessivo 
      di alcuni motivi ricorrenti (occhi, sessi, colonne, alberi?), danno alla 
      sua opera un potere suggestivo che scaturisce da un significato simbolico 
      che oltrepassa il semplice dominio dell?estetica e che, non solo è 
      espressione della personalità dell?artista, ma è in grado di rifarsi ad 
      archetipi culturali dal valore universale. Ecco perché i lavori di 
      Trenkwalder sembrano in grado di superare la percezione dello spettatore 
      per giungere direttamente al suo inconscio e a quella che è la memoria 
      collettiva di ogni individuo.
      Ornamento e decorazione divengono la sostanza 
      dell?opera, fino a giungere ad un vero e proprio superamento della forma, 
      alla sua distruzione.
      
Nanni VALENTINI, a cura di Piergiovanni 
      Castagnoli
Ex chiesa dei Disciplini ora Auditorium Don Bertin ? Comune 
      di Calcinato
      Nato a Sant?Angelo in Vado, Pesaro, nel 1932, muore a Vimercate nel 
      1985. E? una delle figure primarie della scultura europea del dopoguerra; 
      ceramista di formazione, è scultore ma anche pittore e disegnatore. 
      Dopo gli studi iniziali presso la scuola d?arte per 
      decorazione ceramica a Pesaro, si iscrive all?Istituto d?arte di Faenza 
      che frequenterà fino al 1953. Nel 1952 inizia a collaborare con la  
      bottega di Bruno Baratti a Pesaro, l?anno successivo si iscrive 
      all?Accademia di Bologna dove frequenta i corsi di Pompilio Mandelli, 
      Virgilio Guidi e Giorgio Morandi. Agli stessi anni risalgono i primi premi 
      come ceramista e pittore. A metà degli anni Cinquanta esegue le prime 
      terrecotte ingobbiate e graffite e alcune sperimentazioni con laterizi, 
      cera, sabbia e catrame. Nel corso di un viaggio a Parigi entra in contatto 
      con alcuni esponenti del gruppo Co.Bra e con le opere di Wols, Burri e 
      Richier. Nel ?56 a Milano conosce i fratelli Pomodoro, i quali gli 
      presenteranno poi Lucio Fontana ed Ettore Sottsass. Nel ?57 partecipa alla 
      Triennale di Milano e, l?anno successivo, grazie all?interessamento di 
      Fontana, tiene la prima personale a Milano insieme a Diattò alla galleria 
      L?Ariete.
      Alla fine degli anni Cinquanta, contemporaneamente ad 
      una crisi nella produzione pittorica, registra innumerevoli successi con i 
      lavori in ceramica. Nel decennio successivo tiene alcune mostre personali 
      (Galleria del Giorno, Milano ? Salone Annunciata, Milano ? Galleria 
      Segnapassi, Pesaro, etc.) e partecipa a numerose esposizioni nazionali e 
      internazionali (Triennale di Milano ? Mostra internazionale di Ostenda 
      -  ?Keramik + Email aus Italien, Norimberga ? ?Landesgewerbeamt  
      Internationales Kunsthandwerk?, Stoccarda, ?International Exhibition of 
      Contemporary Ceramic Art?, Tokyo, etc.). Sono gli anni dell?intenso e 
      vitale sodalizio con Tancredi, interrotto bruscamente dalla scomparsa 
      dell?amico nel 1965.
      Nei primi anni Settanta riprende alcuni vecchi progetti 
      e astrazioni informali, lavorando con cartapesta, cera, cartone, sabbia, 
      cemento, garza, legno e terracotta. Da queste attinge nuovamente la 
      capacità di calarsi dentro la realtà senza schemi precostituiti. Accantona 
      momentaneamente la pittura per privilegiare il disegno e la terracotta. 
      Sono gli anni delle ?Sfere?, delle ?Nascite? e delle ?Impronte?, e di 
      quello che lo stesso Valentini considera l?avvio della propria 
      maturità.
      Nel 1975 conosce Carla Pellegrini che farà della sua 
      Galleria Milano il luogo privilegiato d?esposizione dell?opera di 
      Valentini. 
      In questi anni utilizza pressoché esclusivamente la 
      terracotta e i colori principali sono le ocre, i neri e gli azzurri. 
      La materia diviene la sua poetica, ma materia intesa 
      come terra, elemento primordiale della natura, partner dell?artista fino a 
      giungere ad un rapporto quasi incestuoso. La terra da strumento si erge a 
      protagonista del fare artistico, origine e fine di tutte le cose, come 
      afferma l?artista stesso, l?obiettivo è ?fare con un?immagine quello che 
      della terra ancora non è stato nominato.? La materia è concepita come 
      ?luogo di tutte le trasformazioni, di tutte le similitudini?. Il binomio 
      pittura-scultura/ceramica si concretizza nella contrapposizione 
      apparenza-certezza, visibile-tattile e l?artista giunge a prediligere la 
      tautologia perché ?è sempre sinonimo della verità, della cosa che 
      nomino.?
      Nel 1982 gli viene riservata una sala personale alla Biennale di 
      Venezia e nel 1984 al Padiglione d?arte contemporanea di Milano.
      Dopo la sua morte mostre personali e pubblicazioni si susseguono, in 
      Italia e all?estero.